Monthly Archives: Settembre 2010

È solo un po’ di sabbia negli occhi

Far morire ovvietà, o almeno provarci, in spiagge lunghissime quelle che quando eravamo piccoli erano più belle con più sabbia e pretendevamo solo una torre mica parcheggi e mezzi pubblici gratis. E non immaginavamo un posto dove il mare non c’era e a cagliari finiva il mondo. Non c’erano le dune senza costumi, da bagno e non solo, o contorte filosofie in cui ritrovare tramonti , amore e lotta alla vita salariata, anzi più che lotta una danza per rientrare nel lessico di filosofie da orizzonti inutili. Cerchiamo il trampolino con il panorama più bello che quasi sempre è custodito da eroinomani e puttane , e lo preferiamo a tutti gli altri. Qui non ci sono neanche i dormitori per carri armati a pagamento,per farli riposare. Per sonnecchiare non si paga. Per stare in silenzio ad aspettare l’ombra . Sciacquiamoci il sale con l’idrante della rotatoria della zona industriale che non soddisfa neanche mezzo mio bisogno. I prati finti mai finiti a ricordarci che un posto migliore forse esiste o forse non l’abbiamo creato ed è solo dietro l’angolo. Quando torneremo non ci sarà più sabbia meglio metterne un po’ nel bagaglio a mano. Sempre se riusciamo ad andare e a rimanere ,e provare a varcare la costa è la fatica maggiore. Aspettarsi almeno per un po’. Le cartoline e le e-mail sono troppo trendy per i nostri gusti e per le nostre distanze che una volta andati via diventano tutte uguali: si è aldilà del mare . E se prima della notte l’umidità non scioglierà le nostre ossa potremo stare a guardare il cielo come se ci gocciolasse il naso e dovessimo tirare su l’oceano intero. Guardare per scoprire i cosmonauti che ballano il valzer tra una stella e l’altra una di quelle che ti volevo regalare prima di tornare nella nostra città, piccola piccola ma che d’estate funziona come una di quelle da telegiornale, deserta con i biglietti chiusi per ferie che ornano le pareti dei nostri incontri o male andando ne fanno da pavimento. I tramonti accendono le candeline e il maestrale quando si ricorda ci soffia su , soffi lunghi, chilometrici. Si suda di più stando soli. E io non voglio ammalarmi per finestre chiuse male e spifferi improvvisi, più belli di un sogno.


Trasloco

Allora urlo. Stonata senza conoscere mezza parola della mia canzone preferita. Non voglio sentire alcun pensiero. Se non lo sento non c’è. Invento canzoni colori rumori sensazioni stagioni rancori. . Lasciamo questo giaciglio che ha un odore che non va via. Abbiamo perso già troppo tempo a guardare queste pareti ingiallite che nessuno di noi due ha più voglia di ridipingere . A mala pena ci guardiamo in faccia, ci diamo le spalle mai la mano. Sai già cosa ho fatto oggi e io la tua giornata non la voglio sentire : sembra una puntata di un telefilm stravisto ed in tv non c’è nient’altro. O lo guardo impassibile o fracasso la scatoletta in mille pezzettini. I tuoi gusti mi son diventati mediocri e se penso che hai detto qualcosa di interessante presumo sia fortuna o qualcosa di costruito come imparare frasi da citare di libri mai letti. Non è colpa tua è solo tempo o abitudine o vedere in un disegno solo il colore che spicca di più: prima poi l’occhio vede tutto il resto e se fa schifo meglio bruciarlo prima di appenderlo. Credere che il sole splenda sempre come il primo bagliore o che sia sempre in tramonto ma ormai aspetto una stella cadente e tu nella mia notte non ci fai niente. Non c’è un perché . E se c’era era all’inizio ed abbiamo fatto finta di niente per un orgasmo per noia per caso. Poi abbiamo annacquato il tutto o non abbiamo più osato. Sono già lì gli scatoloni. La porta con uno scricchiolio alienante e assordante si chiude. È finita. Ci guardiamo appena sentiamo la porta sbattere. A confermare l’addio che magari senza quell’ultimo sguardo non poteva essere definitivo e allora sarebbe stato lecito chiamarti richiamarti fermarti in strada se ti vedo chiedere di te ai tuoi amici pensare che tu mi pensi ipotizzare sguardi fraintendere gesti e sudare sul telefono mandare messaggi e-mail saluti …. Ma ci siamo guardati molto bene. Appena la porta si è chiusa. Definitivamente. E non ci sono interpretazioni. E quando hai il dubbio prova  a sbatterti la testa contro una serratura. Non dimenticare la rincorsa.


Le ansie non vengono sciolte dai succhi gastrici

Ci guardiamo e notiamo che qualche anno fa avevamo i capelli diversi ma stiamo bene lo stesso. Nel cuore o nel culo di una notte qualsiasi con i consueti meno trenta gradi hai deciso di farti buttare fuori a calci da casa di lei. Dico già cosi che domani le parlerò cercando di mettere in crisi i suoi sistemi e mi dispiace ma sarà colpa tua ma hai ragione lo stesso, almeno finché non arriva l’alba sperando che non sia al contrario. Gli occhi ti erano diventati quasi blu. Ciao hai da fare lo so che sono le tre ma magari leggevi scrivevi bevevi o rientravi da uno dei tuoi lavori talmente interinali da durare poche ore, altro che futuro forse non avanzi neanche fino a domani; ti racconterò tutto ma fra un po’ svengo per il freddo e se non mi senti più parlare sarà per quello e non potrò far altro che aspettarti; mi dici così con il telefono che trema. Avevo un unica coperta e come sono arrivata senza neanche salutarti t’ho accartocciato li dentro e portato via cercando di scongelarti con canzoni che non conosco a memoria per farti riprendere colorito quando le parlerai e allora mi dovrete una cena , con il dolce , anche. Oppure lei mi regalerà uno dei suoi “tranquilla che va bene così” o “un forse non hai ragione tu “ o una razionalizzazione di disperazione che ti bastano per un anno, e ti fanno vivere bene. I treni sono più romantici di quello che pensiamo. Ed è meglio pensare cosi anche se non ci crediamo convinti di asciugare poi meno lacrime. Poi ad un tratto il pc sudava sudava e sudava e avevamo ancora un mucchio di cose da sbrigare quelle per cui non basta fare la fila alle poste. Vedrai che andrà bene ci diciamo e il pc sudava e non facevamo quel poco che dovevamo. Avrei voluto scaraventare questa scatoletta sul muro come una scena pessima da telefilm americani con sbirraglia buona a seguito che nego di guardare. Pensando che cosi avrei rotto non solo fili e fili ma anche il mondo intero o solo la mia testa. Come quando ti tagli i capelli e proprio li c’è un piccolo momento di lucidità in cui dici e se taglio tutto collo compreso? Andrà bene vedrai, e se non è così ce lo faremo andare bene quel nuovo bene che incontreremo, sperando di volerci ancora tutti molto bene.