Ci innamoriamo spesso

Le nostre carte con cui leggerci la vita con una mano persa e l’altra pure per far finta di conoscerci e di capirci. Qui sotto il mondo fa finta d divertirsi noi non fingiamo quasi mai che intanto è come nascondersi i brufoli allo specchio. Il peggior vino degli scaffali della zona industriale e il pane oltreoceano. Le donne che odiano le puttane e le puttane che non odiano le donne avremmo fatto si e no trecentomila riforme della sanità e nessuna morale. Ma tu preghi mai? E quando stai male? Ho mille milioni di bit al minuto nelle vene. Un fiore di campo e non mi rispondi mai. Domani non vengo che se no iniziamo a odiarci oppure vengo e parliamo di questa possibilità. Lo sappiamo da sempre un po’ come le preghiere e le bestemmie che gli anni sempre uguali e i divertimenti non sono compari. Poi aggiungici i soliti gusti i soliti odori le stesse facce a volte interscambiate. Saremo presuntuosi o prepotenti ma si, ma diciamolo pure che noi qualcosa l’abbiamo capita. E dateci pure degli arroganti, ma di quelli che piangono durante i film e giocano con i bambini quelli con un giudizio di troppo e come mai ancora non hai nulla da ridire? Con le nostre opinioni cuciniamo qualsiasi cosa e sfameremo il mondo intero da far invidia a ogni pop star in africa con bambini disinfettati e i chanel da gita fuori porta. Estremista… rispetto a cosa? Ma in fondo che ci importa quando le albe al contrario non riescono a starci dietro offuscate da una grigiore nebbioso ma io ti vedo comunque. Le nostre sperimentazione che non chiedono scusa in una roulette di giudizi inevitabili e drammatici da fine del mondo, ma poi tutti si salvano. O quasi. Tranne i cattivi , la digos, quelli infami come la digos, e quelli che dicono io non sono razzista però. I progetti intergalattici che la palestina a quest’ora avrebbe un universo, altro che stato. Le lacrime sono per il fumo negli occhi mica per la tua playlist di cantautori italiani andati già a male che puzzano peggio di una carcassa. Forse questa è carina. Forse mi fa schifo. Tutte le canzoni che ti ho dedicato che mi hai dedicato che ancora non ho ascoltato e ti lamenti sempre per le mie fissazioni per le parole e mai per le melodie. L’importanza della rivoluzione elettronica degli anni settanta che ancora ti devo raccontare ha molto a che fare con tutto ciò e soprattutto con l’odio che ho per le casse del computer. Ormai io, ne ho solo mezza e l’altra metà non ricordo più che faccia ha. E continui a cantare qualcosa che non ricordi tra un discorso e l’altro più o meno importante più o meno da sussurrare in cucina, e fuggire di corsa per poi ridere a dispetto di tutto per ridere senza ritegno e senza dignità. E poi parlavamo d’amore sempre d’amore e d’amore ma non di quello banale e non di quello di tutti i giorni, parlavamo d’amore , insomma parlavamo d’altro.


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