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C’è ancora spazio

E poi te ne sei andata. Sono rimasta sulla porta per sentire il trolley strisciare sul corridoio, poi le scale poi il corridoio poi. Due giorni per fare le valigie e riempire una scatola abbastanza malconcia con un sacco di inutilità a ricordarci tutta la nostra incapacità ad andare via.

Partito oltremare lontanissimo laurea mille lingue parlate milioni di ore di tirocinio e una piccolissima scatola con una foto della comunione, in cui eravate tutti bruttissimi e poi fuggivi oltralpe a cercare il non sto poi così male con un vinile graffiato stretto sotto il braccio e poi a lavorare lavorare lavorare con il tempo a mala pena per mangiare ma un’agendina delicata per scrivere ogni giorno che mi manchi tantissimo.

Ci sono due zucchine in frigo mangiatele. I soldi per l’ultima bolletta. Quella terribile busta bianca, che brucia, e in faccia a ogni anticlericalismo un po’ sboccato abbiamo pregato ogni santo prima di rimanere con occhi e bocca spalancati nel rapido giro di conti e di rinunce. A consolarci solo l’orrendo caffè del discount riempiendo il tempo dell’acqua a immaginar dolci che diventano impegni inderogabili per la prossima settimana. Tuo padre licenziato era un buon motivo per evitare la consueta presa in giro per aver comprato un caffè del genere, questa volta l’ultimo nella nostra cucina per gnomi, con poche fortune. È la caffettiera che lo fa male. Non ci guardavamo negli occhi per evitare di piangere ogni frase ben calibrata per non portare alla mente ricordi che ci avrebbero stretto fino a soffocarci era più facile ridacchiare sui difetti fisici del padrone di casa, ovviamente un ladro. Sei mesi d’affitto diventato eccessivi per pochi esami prima di un lungo viaggio per fortuna programmato prima di una catastrofe quotidiana, trasmessa direttamente da casa tua, avevi ragione a dire che senza tv si vive bene, che così parliamo di più. A nord lontanissimo, freddo a studiare un altro po’, e a bere anche, lavoretto che sembra inutile e una borsa di studio con a mala pena i bottoni. In quei posti ti pagano per far e ricerca, e non ogni tanto, magari se ci ritorno trovo un lavoro come si deve, qualcosa che mi piace sul serio,sembra assurdo no?

Spero di non rivederti più o almeno raramente perché sarai così impegnata da non leggere neanche le mie mail. E quella volta che ripassi da qui, con i capelli pettinatissimi e una borsa gigante, offrimi il caffè in un bar del centro senza badare agli spiccioli. E allora avremo ancora di che riempire le nostre scatole di latta.