E ad un certo punto non piove più

La serenità di liberarmi di te. Tutte le tue crisi, sempre le crisi, tue tue tue. Tutte le cose sbagliate dette, quelle fuori luogo, quelle che offendono, che non ci stanno che dovevi tenerti: svanite, finalmente. I tuoi messaggi angoscianti sui miei debiti su tutto quello che avrei dovuto. Su tutto quello che non era mai abbastanza. Tutti i miei consigli mai ascoltati, le mie parole buttate, quando ti servivano e quando mi servivano. La pace sociale diceva il tempo è sufficiente per non farti odiare. Macché guerra, la diserzione è una virtù, con eleganza s’intenda. E ora basta con questi tanto tutti troppi. La tua presenza infinita e martellante. I miei spazi derubati passo passo. E se per caso dicessi che forse non è il caso di tutto questo mescolamento ossessivo, ricerca svilente di sicurezze morsicate, di non capire quello che ti voglio dire. Non bastavi a te stessa volevi pure me. L’amore sacrificio dicevamo da bimbe. Insieme cresciute dicevamo che è solo piacere. Purtroppo, siamo state noi a confermarlo. No non mi manchi. Il tuo modo di vestire finto-post-qualcosa. I tuoi discorsi poco attendibili, i tuoi divertimenti ancora meno. I tuoi capelli che perdevi ovunque. Le tue espressioni le conosco troppo, e mi hanno annoiato diventate maschere. Tutto ciò che non sei più, quello si, mi manca parecchio. Quando eri invincibile e se non era così lo sapevamo solo noi due. Quando uscivi senza trucco. Quando eri curiosa e volevi ascoltare e chiacchierare e mi dicevi questo non lo so. Quando avevi voglia di raccontarmi delle belle cose, le piccole cose che ancora coglievi, senza vanto, e pochi fronzoli artificiali. Eri buona come le pesche noci mangiate in silenzio. L’hai venduto per nulla. Mi sbriciolavi. Ed ero lì a sprecare fiato.


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