Far morire ovvietà, o almeno provarci, in spiagge lunghissime quelle che quando eravamo piccoli erano più belle con più sabbia e pretendevamo solo una torre mica parcheggi e mezzi pubblici gratis. E non immaginavamo un posto dove il mare non c’era e a cagliari finiva il mondo. Non c’erano le dune senza costumi, da bagno e non solo, o contorte filosofie in cui ritrovare tramonti , amore e lotta alla vita salariata, anzi più che lotta una danza per rientrare nel lessico di filosofie da orizzonti inutili. Cerchiamo il trampolino con il panorama più bello che quasi sempre è custodito da eroinomani e puttane , e lo preferiamo a tutti gli altri. Qui non ci sono neanche i dormitori per carri armati a pagamento,per farli riposare. Per sonnecchiare non si paga. Per stare in silenzio ad aspettare l’ombra . Sciacquiamoci il sale con l’idrante della rotatoria della zona industriale che non soddisfa neanche mezzo mio bisogno. I prati finti mai finiti a ricordarci che un posto migliore forse esiste o forse non l’abbiamo creato ed è solo dietro l’angolo. Quando torneremo non ci sarà più sabbia meglio metterne un po’ nel bagaglio a mano. Sempre se riusciamo ad andare e a rimanere ,e provare a varcare la costa è la fatica maggiore. Aspettarsi almeno per un po’. Le cartoline e le e-mail sono troppo trendy per i nostri gusti e per le nostre distanze che una volta andati via diventano tutte uguali: si è aldilà del mare . E se prima della notte l’umidità non scioglierà le nostre ossa potremo stare a guardare il cielo come se ci gocciolasse il naso e dovessimo tirare su l’oceano intero. Guardare per scoprire i cosmonauti che ballano il valzer tra una stella e l’altra una di quelle che ti volevo regalare prima di tornare nella nostra città, piccola piccola ma che d’estate funziona come una di quelle da telegiornale, deserta con i biglietti chiusi per ferie che ornano le pareti dei nostri incontri o male andando ne fanno da pavimento. I tramonti accendono le candeline e il maestrale quando si ricorda ci soffia su , soffi lunghi, chilometrici. Si suda di più stando soli. E io non voglio ammalarmi per finestre chiuse male e spifferi improvvisi, più belli di un sogno.
Settembre 29, 2010
È solo un po’ di sabbia negli occhi
By debs
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