Binari

Ritroviamoci alle stazioni dei treni, quelle grandi con un sacco di valigie custodite per bene a salutare la gente che non conosciamo, a sbracciarsi per volti mai visti e urlare lunghissimi ciao e un mi mancherai. Procuriamoci un fazzoletto bianco e il collirio per le lacrime e quei cappotti larghi per gli abbracci che ti mangiano per far finta di consolarci. Andiamo a sbirciare gli adii della gente che si vuole, ancora, bene. Sentiamo i loro pianti e le lacrime che non riescono a trattenere ad assaporare i loro reali strazi. Quel misto di voglio che rimani ma è giusto che tu vada. Prepariamoci, cosa ci si mette per essere così tristi? E che sia qualcosa di credibile, dobbiamo sembrare davvero dispiaciuti per questa partenza simulata. Non so forse la gente si veste peggio del solito, magari quando sa che sta per soffrire si veste male, non ci pensa. Oppure meglio perché sa che quel giorno lo ricorderà a lungo e fra tanti anni vorrà dire “quel giorno in cui partì avevo indosso….me lo ricordo ancora!”. Dobbiamo fare le prove. Poi bisogna pensare a quale canzone ascoltare il giorno, una di quelle allegre che conserveranno per noi un retrogusto tristissimo. Poi a cosa mangiare anche se quando si è tristi solitamente si ha lo stomaco strozzato. Come arrivarci! insomma veicolo proprio prestato a due ruote pubblico o rubato momentaneamente. Con chi andare. Ma forse è una di quelle cose private in cui ti vogliono lasciar sola che imbarazzano che è meglio così. Speriamo ci siano quelle macchinette cavalcate da degli omini che lavano la stazione stanno lì avanti e indietro a strisciare sui pavimenti calpestatissimi, sembrano felici, poi deve essere interessante essere gli unici a guidare in un posto dove oltre te è solo il treno che va. Forse sono felici. Se ci sono sarà una di quelle cose che mi ricorderò quando ci ripenserò. Ma non so mi voglio preparare non va bene improvvisare è una cosa delicata. Proviamoci.


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